Era ora di pranzo. Il signor Thompson irruppe dentro, rosso in viso e con il dito alzato per indicarmi. “Dov’è il tuo manager?” urlò.
Il signor Caruso uscì da dietro il bancone, con l’aria più calma che mai. “Signore, cosa posso fare per lei?” chiese.
“Hai pubblicato queste immagini! Questa è diffamazione! Mia moglie e io siamo stati molestati e siamo pronti a fare causa! Rimuovilo immediatamente e ritratta quello che ha detto quella cameriera pigra!”
Il signor Caruso incrociò le braccia, un sorrisetto gli illuminò le labbra. “Signore, il rapporto non mostra né il suo volto né il suo nome. Quindi, può chiamare la polizia. Ma questo significherebbe ammettere che è stata la sua famiglia a cenare e a scappare con una banconota da 850 dollari. Vuole che le componga il numero?”
Il signor Thompson barcollò, guardandosi intorno mentre altri clienti tiravano fuori i cellulari per registrare. La sua bocca si apriva e si chiudeva come un pesce fuor d’acqua.
La signora Thompson si avvicinò e gli tirò la manica. “Paghiamo e andiamo”, sibilò a denti stretti.
Rendendosi conto di non avere altra scelta, il signor Thompson infilò la mano in tasca e tirò fuori il portafoglio, sbattendo la carta di credito sul bancone. “Va bene”, borbottò. “E aggiungi una mancia.”
Il signor Caruso inarcò un sopracciglio e sfoderò un ampio sorriso. “Che generosità”, disse, scorrendo il menu.
La stanza risuonò di un mormorio sommesso. Pochi secondi dopo, il signor Caruso porse la ricevuta al signor Thompson. “Grazie per aver saldato il conto. Sono sicuro che dormirà meglio stanotte.”
Mentre si voltavano per andarsene, il signor Thompson si guardò alle spalle. “Dì alla gente che abbiamo pagato, vero?” chiese con tono implorante.
Il signor Caruso sorrise di nuovo, questa volta con un inconfondibile lampo di malizia. “Vedremo.”
I Thompson uscirono di corsa. Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, la sala esplose in un applauso. Rimasi lì, sbalordito. Anche se poteva sembrare divertente, non ero il tipo di persona che apprezzava quel genere di drammi.
Per il resto della giornata, il ristorante fu affollato. Alla fine del turno, ero esausto.
Quella sera, il signor Caruso mi chiamò nel suo ufficio. “Erica”, disse, facendomi cenno di sedermi, “ho visto come hai gestito tutto questo e sono rimasto colpito. Hai dimostrato pazienza, grazia sotto pressione e una professionalità difficile da trovare”.
“Grazie”, dissi, sentendomi ancora un po’ stordito.
“Penso che sia giunto il momento di ufficializzare la cosa”, continuò. “Vorrei promuoverti a vicedirettore. Questo comporta un aumento di stipendio, orari migliori e, naturalmente, maggiori responsabilità. Che ne dici?”
Lo fissai con gli occhi spalancati. “Dici sul serio?”
“Come un infarto”, rispose con un sorriso. “Te lo meritavi, anche prima dei Thompson.”
“Oh!” dissi, sentendo la stanchezza svanire. “Grazie!”
