Per cinquant’anni, Rose e Charles Bennett avevano costruito una vita che somigliava alla dedizione. Avevano cresciuto due figli, superato recessioni e malattie e riempito la loro casa di Portland di risate, foto di famiglia e il leggero profumo del tabacco da pipa di Charles. A chiunque li osservasse, incarnavano un amore duraturo: costante, incrollabile.
Ma dentro Rose qualcosa aveva cominciato a cambiare.
A settantacinque anni, una mattina, davanti allo specchio, vide una sconosciuta. Tutte le sue scelte – dove vivere, cosa cucinare, come trascorrere i fine settimana – erano state influenzate da qualcun altro. Era stata una moglie, una madre, una badante. Ma chi era ora?
“Mi sento come se avessi vissuto tutta la mia vita per tutti tranne che per me stessa”, confessò alla sorella durante una pausa tè. “E ora che è quasi finita, non so nemmeno più chi sono.”
Sua sorella gli strinse la mano. “Non è mai troppo tardi per ritrovare se stessi.”
Questa frase ha acceso una scintilla. E la scintilla si è trasformata in fuoco.
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